Wilier Bicycles

Biciclette Wilier

La storia della Wilier Triestina

Agli inizi del XX secolo la bicicletta divenne il mezzo di trasporto più diffuso per gli italiani, grazie all'iniziativa di pionieri come il negoziante e l'artigiano Pietro Dal Molin da Bassano. Era affascinato dalle biciclette e dalla velocità con cui stavano guadagnando popolarità nella vita quotidiana. Dal Molin decide di lasciarsi coinvolgere in questa avventura e di prenderne parte aprendo una piccola officina a San Fortunato per la produzione di biciclette e così nasce Ciclomeccanica Dal Molin.

Wilier paintscheme

L'iconico Ramata Paintscheme su una Wilier dotata di a Campagnolo 50° anniversario.

Disponibili biciclette Wilier

Crescita della Ciclomeccanica Dal Molin

A Bassano divenne di moda possedere una bicicletta di Molin, iniziarono ad arrivare richieste da ogni parte e la modesta officina si ingrandì e si arricchì. La produzione di massa resa possibile da una struttura industriale, mantenne bassi i costi delle biciclette e, a sua volta, ne incoraggiò la progressiva distribuzione. A causa degli eventi bellici delle Guerre Mondiali la produzione di biciclette nello stabilimento di San Fortunato subì un rallentamento, ma non si fermò del tutto.

Con l'Italia finalmente libera dalla guerra, ma stremata dalla guerra, il ciclismo cominciò a fiorire davvero, soprattutto grazie alle notizie che giornali e radio riuscirono a diffondere dei duelli tra Gino Bartali E Fausto Coppi. Allo stesso tempo la sponsorizzazione stava diventando una pratica comune e con gli altri marchi italiani come; Legnano, Atala e Bianchi già adottando questo approccio Mario Dal Molin ha deciso di fare lo stesso.

Nascita di Wilier

Fusione con Ciclomeccanica Dal Molin Veloce Club Bassano in 1945, che creò una forza nuova nel panorama del ciclismo professionistico: vestì una maglia rossa e portava come emblema l'alabarda di San Giusto. Praticamente una bandiera. Ciclomeccanica Dal Molin ideò una nuova bicicletta sportiva e la chiamò Wilier Triestina (W Italia Libera e Redenta ‘evviva l’Italia libera e redenta’). L'inconfondibile riflesso ramato del suo colore venne subito brevettato e diventerà per decenni il tratto distintivo dell'azienda.

La verniciatura Ramata

Bruno Villari, responsabile estetico del marchio, per Wilier non voleva colori comuni e abusati, ma qualcosa di diverso e speciale. Trovò che la placcatura in rame fosse la più attraente e accattivante, in seguito sperimentò il colore del rame mescolando dozzine di colori, versò e rimosse diluente, nitrato e acquaragia per trovare una vernice che assomigliasse al rosso del maglia. Tuttavia, scoprì che il materiale si ossidava e diventava verde. Per contrastare questo fenomeno, una vernice traslucida veniva applicata sulla placcatura in rame non appena il processo elettrolitico veniva completato, creando una pellicola resistente alle intemperie che impediva all'aria di attaccare il rame, così mantenendo la lucentezza originale. Per rendere le bici ancora più eleganti e originali, Villari ha pensato di impreziosirle con una serie di fili dorati che delineano il telaio. Una sorta di pizzo per mettere in risalto la bicicletta, come nei capi esclusivi di alta moda.

Downfall of Wilier Triestina

Nel 1952 il declino della Wilier Triestina arrivò rapido e inesorabile quando ancora risuonava l'eco del suo massimo splendore nello sport e negli affari. Quando un'attività va in declino è solitamente dovuto a diversi fattori concomitanti, ma l'episodio legato principalmente al fallimento dell'azienda è stato un evento inaspettato al quale Dal Molin non ha saputo reagire al mancato pagamento di un numero significativo di biciclette. Sulla nave di un mercantile diretta in Argentina erano stipate numerose casse, come quella raffigurata sui pannelli che Wilier sfoggiava nelle fiere e in azienda. Tutte quelle biciclette però non furono mai pagate e la Wilier Triestina, già barcollante, finì in ginocchio. Nel 1952 la famiglia Dal Molin vendette la propria proprietà alla MMM (Meccanica Moderna Milano), che decise di dedicare alcuni reparti dello stabilimento di Bassano all'assemblaggio delle moto sportive Parilla. Contemporaneamente venne mantenuta una piccola linea di produzione di biciclette sotto il marchio Wilier Triestina. Si trattò però solo di un vano tentativo nell’inarrestabile declino dell’azienda. Un'era imprenditoriale durata quasi mezzo secolo, che a tratti era stata così entusiasmante da diventare patrimonio e simbolo dell'Italia, si stava concludendo nella storia della Ciclomeccanica Dal Molin, poi diventata Wilier Triestina. Si chiudeva definitivamente un capitolo, ma non sarebbe stato l’ultimo.

La rinascita della Wilier

I fratelli Lino e Antonio Gastaldello avevano sentito parlare di Wilier Triestina quando erano ragazzini. Amavano la sua leggenda e si sentivano orgogliosi di appartenere alla terra in cui aveva prosperato. Abitavano a Rossano Veneto, a meno di dieci chilometri da Bassano. Il padre, Giovanni, aveva lavorato addirittura per Dal Molin. Dopo 17 anni di completa dismissione, nel 1969 lo stabilimento di via Colomba venne rilevato dai fratelli Giacetti di Bassano e da Giovanni Longon, venditore di biciclette veneziano. La proprietà conteneva ancora una serie di macchinari e materiali per costruire biciclette. Longon propone a Lino e Antonio Gastaldello di acquistare il marchio. Avevano le competenze, sapevano cosa fare ed erano molto entusiasti. Il prezzo era di un milione di lire. Non si trattava solo di acquistare un'azienda, ma piuttosto di accettare una sfida, un azzardo difficile e rischioso, per ridare vita ad un marchio morto dopo che aveva tanto brillato. Riportare la vita in una leggenda richiederebbe molto lavoro e tutto il loro coraggio. I Gastaldello lo accettarono e ebbe inizio la nuova era della Wilier Triestina. Tutto il materiale non necessario per costruire le biciclette veniva venduto e la produzione veniva spostata in via Stazione a Rossano, dove i Gastaldello vivevano e già lavoravano. I primi telai, realizzati completamente in acciaio inox, sono stati verniciati in vari colori per assecondare le richieste del mercato, poi si è deciso di ripristinare l'originale tonalità ramata.

Gli affari andavano bene e i fratelli Gastaldello decisero di fornire le loro bici ad alcune squadre di spettacolo. Fu Dino Zandegù, buon corridore degli anni '50 e '60, poi direttore sportivo, a convincerli a tentare gradualmente l'avventura dell'agonismo professionistico. Nel 1979 Zandegù costituì la Mecap Hoonved che ebbe come corridori più rappresentativi Mario Beccia, Luciano Rossignoli e Sergio Santimaria.

Per Wilier Triestina era giunto il momento di riconquistare gli antichi fasti del marchio trasformandolo in una squadra di prim'ordine.

Wilier placcato in rame

copper plated wilier

Ecco un esempio di Wilier Ramata degli anni '40, Dotata di Campagnolo Cambio Corsa Shifting.

Wilier Tipo La Triestina

wilier tipo

Ecco un esempio di Wilier Tipo La degli anni '60.

Wilier Triestina Gentleman's Sport Bike

wilier sport bike

Questo modello è stato costruito per la guida sportiva ma non competitiva. Il paracatena e i parafanghi manterrebbero puliti i vestiti mentre il manubrio consentirebbe una posizione di guida eretta e più dignitosa.

 

Wilier Triestina Ramata

wilier ramata

Ecco un esempio di Wilier Triestina Ramata del 1976.

 

Wilier Triestina Verdata

wilier verdata

Ecco un esempio di Wilier Triestina Verdata dotata di a Campagnolo Gruppo cinquantesimo anniversario.

 

Wilier Triestina Azzurrata

wilier azzurata

Ecco un esempio di Wilier Triestina Azzurrata.

Wilier Triestina Ramata Cronometro TT

Wilier ramata

Ecco un esempio di bici da cronometro Wilier Triestina Cronometro.

Fonti: Wilier. (2021). Wilier Triestina la Storia. Disponibile: https://wilier.com/story/it/.